
Ore 6.15 mi presento al ritrovo. Le due ore di sonno non collaborano, ma i polmoni ancora saturi di zinco e catrame mi danno la carica per affrontare la giornata al meglio. Quindi si parte, direzione grignetta.
Arrivati al parcheggio nessun segno di Maraja; dopo averlo aspettato 35 interminabili secondi, Manuel, da buon capocolonna, decide di partire senza di lui.
Inizio a tirare sul sentiero come un mulo nel suo ultimo giorno, così da arrivare il prima possibile all'attacco. La brigata si ricompatta nei pressi del caminetto Pagani, iniziamo dunque il saliscendi nei canaloni.
Le nuvole sono dense, ogni passo è incerto. Alzo lo sguardo e sulla sella tra due canali si erge una fumosa immagine, vagamente luminosa; inizio a pensare che l'aerosol di cadmio della sera prima non mi abbia fatto molto bene. Mi sento come John Belushi che riceve l'illuminazione divina, al posto di James Brown si materializza però Maraja. Contento che le poche sinapsi rimastemi non siano bruciate del tutto, riprendiamo l'avvicinamento. La brigata è ora al completo. Manuel e Junior prima cordata, Maraja e Pagiskin seconda, Flavio e Chia battaglione di supporto.
Arrivati al bivio Pagin prende la testa della colonna e con un senso dell'orientamento degno di Colombo ci porta all'attacco della torre. Assicuratici di essere ancora sulla montagna giusta procediamo nella cerimonia di vestizione.
Si parte. Optiamo per via normale causa parete bagnata. Arrivati alla base del caminetto guardo la roccia e mi sento umido dentro. Manuel aggredisce quello scivolo d'acqua con impeccabile maestria; inizio anche io la progressione e con un movimento degno di un contorsionista emorrotico arrivo in sosta.
La progressione procede tranquilla, la cima della torre arriva velocemente. Prepariamo le prime doppie e vediamo flavio riuscire a sconfiggere quel drago che era il primo tiro, il commento tecnico a riguardo sarà poi "ho sucato, poco da dire".
Attacchiamo dunque il fungo, dopo qualche roccia siamo finalmente sotto il cappello. Le nuvole si aprono improvvisamente proprio mentre affrontiamo il traverso. Un' attimo di incertezza, si afferra la tacca e si procede. Sciogliamo la bandiera palestinese sulla vetta e procediamo con la calata in strapiombo. A metà calata una giaculatoria riecheggia nel canale; Manuel si chiede se non sia Tiziano, che ormai sta parcheggiando la macchina a Seregno. La dura verità è che in un attimo di distrazione la chioma di Junior è rimasta incastrata nella piastrina. Seguono attimi di panico, poi Junior con magistrale fermezza di spirito e qualche imprecazione riusce a liberarsi continuando nella calata.
È il turno del battaglione di supporto; Chia con maestria tira le doppie riuscendole a incastrarle in 5 punti diversi. Incredibilmente riesce ad arrivare in sosta senza problemi, lasciando al compagno Flavio l'ingrato compito di liberare le corde.
Si parte con l'ultimo tiro, a mio modesto parere il più bello; arrivati in sosta mi accorgo di aver recuperato un rinvio con un moschettone solo... guardo Manuel come un armadillo aspetta di essere investito da un tir su un'autostrada australiana, lui mi trafigge le carni con lo sguardo, poi mi rassicura sullo smarrimento. Chiedo a maraja, che impegnato sul tiro si sta riappizzando il mozzo , se vede un moschettone, ma ormai è perduto.Procediamo dunque all'ultima epica calata durante la quale i capelli di Junior rimangono nuovamente preda della piastrina (piastrina 2, Junior 0), con conseguenti imprecazioni.
Tradizionale pane con pane a fine via e possiamo raggiungere il sacro integratore di sali minerali (alias birra). Si conclude così l'epica spedizione al fungo, con qualche ciocca di capelli e un moschettone in meno, ma con l'animo saturo di esperienza.
Junior.