Alto Lario temibile avversario

Regione: 
Lombardia
Località: 
Val Bodengo
Tempo di percorrenza: 
Un'infinità
Segnavia: 
*Rumore di Alto Lario che ride*

Durante una piacevole conversazione sul weekend in arrivo:

Laura: “Potremmo tentare la parete Sud al Pizzo Cavregasco.”

Nicholas: “Siamo sicuri? Un AD in alto Lario è letale… Giochiamoci un gelato alla menta: io dico che sarà come Tony Kurz sull’Eiger.”

Laura: “Io dico che ce la facciamo. Pregusto già il mio gelato al cioccolato!”

Sabato - Lecco Bione - ore 4:30

Il nostro battaglione vanta tra le sue file Nics il Marajà (che preventivamente ha fatto colazione con un gelato alla menta), la Cavasin, il Gio Pota e il Gio Rgino (la cui omonimia creerà non pochi problemi di comunicazione).

Si parte. I bar lungo la strada sono chiusi (questo perché l’alto Lario non ti regala niente, al massimo te lo toglie). Cominciamo quindi la lunga marcia da Corte Terza a stomaco vuoto, su strada cementata (constatando con terribile disappunto che si poteva parcheggiare più avanti, risparmiando 20 minuti di marcia). La colonna procede in silenzio con la Cavasin a dare il passo, oggi ben al di sopra dei suoi standard spinta da una settimana di fantasticherie sull’impresa odierna.

Giunti a quota 1730m ci accorgiamo di un fatale errore: eravamo così presi da affascinanti discorsi sulla creatività del processo di putrefazione degli alberi caduti, che non ci siamo accorti che dovevamo abbandonare il sentiero 200m più in basso. E dopo un lungo confronto geografico su dove sia il Nord-est e un confronto grammaticale sul significato di “pertugio” (presente sulla stringata e creativa relazione di cui siamo in possesso), decidiamo di salire un po’ a casaccio, tanto la Val Bodengo non ha sentieri da seguire e puoi solo incrociare le dita sperando di aver individuato la bocchetta giusta.

Dopo esserci fatti strada a colpi di machete in una giungla di rododendri e aver passato altre mille ravanose peripezie tra “labbri rocciosi” e “costole erbose” (sempre dalla creativa relazione) giungiamo alla Bocchetta delle Streghe Orientale. Ci confrontiamo per decidere se salire la parete sud o ripiegare sulla cresta sud-ovest... Alla fine il consiglio dei capi tribù sceglie la parete, perché “ormai il materiale lo abbiamo portato e non tornerà indietro senza essere utilizzato!”

Giunti all’attacco partono Laura e Gio Rgino, un po’ intimoriti dalla vista della vergine parete Sud… Tirano a indovinare su quale sia la “schiena rocciosa di granito” da seguire e, una volta individuato uno spuntone che suona meno vuoto degli altri dove sostare, parte la hola: i primi 60 metri sono andati.

Secondo tiro, al comando Marajà e Cavasin, che prendono strade diverse.. Uno con scarponi su spigolo, una con scarpette su placca: poco sotto la sosta Laura rinvia un chiodo a 5 metri da lei con un allungamento alla Rubber di One Piece, forse con un piccolo aiuto dall’esterno…

Terzo tiro (chiave): il carataristico camino. Al comando Gio e Cavasin. Il camino, salito e gradato decenni or sono, pare aver fatto come un vino in cantina che guadagna gradi col passare degli anni e non si concede facilmente… Ma dopo aver schivato due missili aria terra lanciati dal B-17 Borgonovo anche i secondi giungono salvi in sosta.Un ultimo tiro di facile amministrazione ci deposita in cima, tra sfasciumi e teschi (perchè l’alto Lario è luogo di terrore e sventura).

La vista sul Munchech è incredibile! Siamo così emozionati all’idea di essere in cima al Leone dell’alto Lario!

E dopo aver apposto i nostri prestigiosi autografi sul libro di vetta iniziamo la discesa sulla cresta SW. La discesa inizia su cresta che ben presto diviene affilata come i coltelli di Chef Tony, con salti rocciosi che fanno sentire un po’ come Mufasa sull’orlo del precipizio: la ciurma borbotta e invoca a gran voce una doppia. È il momento dell’asso nella manica del Marajà: due fettucce da sollevamento carichi rubate in officina che hanno tutte le caratteristiche adatte a un ancoraggio per calata:

- robuste

- gratuite

- proletarie

Proseguiamo su un tratto da fare a cavallo di cresta con (come suggerisce Cavasin) una gamba a S/SW e una a N/NE. Sarebbe bello alzarsi in piedi e girarsi a guardare la maestosa parete che ci stiamo lasciando alle spalle… Ma è meglio farlo con il fondoschiena ancorato a terra. E dopo questo scartavetramento di chiappe la cresta lascia il posto a sfasciumi, residui di neve e orde di RodRodRendRi che (per niente) in breve, ci riportano al piacevole sentiero su cui trascinarsi stancamente per gli ultimi infiniti chilometri che ci separano dalla macchina.

Concludiamo così il capitolo Cavregasco che oggi, per fortuna, è iniziato con un gelato alla menta e finirà con uno al cioccolato.

Report scritto da Laura "la Cavasin" e Nicholas "il Marajà"

21/05/2022
Ad accoglierci in vetta un chiaro messaggio di sventura
La ciurma in vetta!
Nics e Laura in azione
L'affilata cresta
La vista è spettacolare
La parete Sud