24 ore

24 ORE  NO-STOP
Regione: 
Engadina (Svizzera)
Gruppo montuoso: 
Alpi Retiche
Località: 
Cresta da la Spraunza

Alzarsi, fare colazione, recarsi al luogo di ritrovo, viaggiare quindi parcheggiare, prepararsi e cominciare a camminare, salire, scalare poi scendere, scendere e ancora scendere, cambiarsi risalire in macchina, rientrare, doccia e coricarsi. Sono passate 24 ORE NO-STOP.

Molte volte ci avevo pensato, ma per svariati motivi non lo avevo mai fatto, non capitavano le congiunture astrali necessarie. Ma con pazienza e perseveranza gli eventi volgono in mio favore. Cosi in un inizio autunnale che pare più un inizio estivo con temperature che sfiorano i trenta gradi e uno zero termico oltre i quattromila metri, comincio a crederci. Nota molto importante la notte tra il 29 e il 30 settembre sarà di plenilunio.

Chi ben incomincia è a metà dell’opera. Per prima cosa devo scegliere una meta che mi permetta di raggiungerla e tornare a casa stando nel must che mi ero ripromesso, ovvero 24 ORE NO-STOP. Secondo problema, trovare il compagno giusto e motivato per centrare l’obiettivo.

Per la meta, non ho dubbi, un giro veloce tra le carte e le relazioni che ordinatamente tengo riposte in un cassetto alla voce: Sogni da realizzare; ne prendo un paio poi fatti i conti con le tempistiche, la scelta capita su una bella ed estetica cresta di alta montagna in territorio elvetico, deciso, andremo alla Cresta da la Spraunza al Piz Morteratsch, 3751mt.

Per il compagno sulla lista ho più di qualche nome, faccio delle considerazioni di vario genere: età, preparazione, voglia di ingaggio; così dopo una decina di minuti nella mia testa prende forma il volto e il nome del compagno: Mariano, sul documento di identità, Mariani Francesco da Lecco. È giovane, all’anagrafe fa trentadue anni; è motivato, alla sera zaino in spalla con un paio di sassi per zavorra, si parte; inoltre l’estate appena passata è stato più di un mese sulle Ande peruviane, dove ha fatto un tris di salite da seimila metri, il fiato non dovrebbe mancare.

In settimana ci sentiamo per telefono, alla mia proposta, Mariano risponde senza remore con un forte e chiaro SI!! Comincia in questo modo la pianificazione del nostro projet: controllare il meteo, controllare le webcam della zona, leggere i vari report reperibili in rete, sentire tra gli amici che già l’hanno fatta i loro consigli, infine uno squillo al gestore del rifugio Boval. Credo di non aver tralasciato nulla al caso, tutta la documentazione è pronta, ultimo check, manca solo l’orario di partenza.

Sabato trenta settembre ore 02.00 parcheggio del Bione, comincia questa piccola avventura. Si parte. Viaggio tranquillo senza traffico, radio bassa, poche parole trai due, una spunta in merito al materiale da portarsi e siamo già pronti per parcheggiare, alla modica cifra di dieci franchi svizzeri.

Frontale accesa, uno sguardo all’orologio, zaini in spalla con il materiale misurato al punto giusto per non pesare troppo, ma senza farci mancare nulla: cappello, guanti, occhiali, moschettoni, rinvii, friends, nuts, chiodi, picozze, ramponi, viti da ghiaccio, caschetto, imbrago e naturalmente la mezza corda da doppiare che farà volume nel nuovo zaino di Mariano. Siamo una cordata complementare, uno parla (molto) l’altro ascolta; al rifugio Boval tutti dormono, nessun segno di vita, entriamo silenziosi per una sosta toilette e una lettura alla relazione per capire che direzione prendere, alle 06.00 del mattino è ancora buio pesto, non vorrei sbagliare fin da subito l’avvicinamento.

Con passi veloci passiamo la morena per prendere una ripida traccia con qualche ometto che porta verso l’attacco della cresta, iniziamo salendo ognuno per sé fin che la morfologia del terreno ci permette questa modalità, poi davanti ad un torrione dove c’è anche una corda fissa, passiamo in modalità arrampicata, vestiamo l’imbrago, ci mettiamo addosso il materiale, ci leghiamo, ma restiamo con gli scarponi ai piedi. Comincia così una lunga cavalcata di circa settecento metri tra pilastri, creste, traversi, canali di neve, doppie, che ci terrà occupati per parecchie ore fino a toccare la cima del Piz Morteratsch per l’ora del the.

Foto di rito in un ambiente spettacolare ammantato di neve che pare inverno, pensate che in vetta ci sono più di cinquanta centimetri di neve fresca. Ora cominciamo a scendere, dovremo perdere quasi duemila metri di quota per arrivare alla nostra macchina. Fortuna vuole che troviamo la discesa già tracciata, questa è una bella notizia; velocemente arriviamo alla Fourcla da Boval, dove in arrampicata/disarrampicata dobbiamo percorrere in discesa la via normale di salita al Piz. Qualche bollo rosso un paio di doppie una scala a pioli ci portano fuori dalle difficoltà quando il sole ormai sta tramontando, che fare? Accenderemo le nostre frontali e per ripidi ghiaioni ci dirigiamo verso la Boval, dove sistemati gli zaini con una luna che ci illumina il sentiero comminiamo con un sorriso a trentadue denti.

Siamo alla macchina, nelle gambe quasi venti chilometri, ci cambiamo, mettendoci abiti freschi puliti e profumati, quindi accendiamo la macchina e la mettiamo in direzione Lecco; viaggio senza traffico, poche parole che nella maggior parte dei colloqui, arrivano sempre dallo stresso oratore.

Meraviglie delle meraviglie quando siamo al parcheggio, dopo avere scaricato la macchia, con sguardo sornione controllo l’orologio e gioia delle gioie leggo 01.30, Mariano ce l’abbiamo fatta, 24 ORE NO-STOP.

P.S.: 500cl di acqua, tre barrette, zero ore di sonno, due urinate.

Beppe e Mariano

30/09/2023
24 ORE  NO-STOP
24 ORE  NO-STOP
24 ORE  NO-STOP