Zwischbergental (Val Vaira) Cascate di Ghiaccio -Il sentiero dei Kayland

Regione: 
Vallese; Sempione
Località: 
Zwischbergental

Zwischbergental…mamma che parola impronunciabile. L’invito semi obbligato arriva dal Beppe: “vieni a fare una cascata? Siamo Io (Beppe) il Fede e Gigi e ci manca il quarto”. A preoccuparmi questa volta non è tanto il nome altisonante e impronunciabile, non sono le difficoltà oggettive che una cascata sempre ti obbliga a considerare, bensì l’aver letto l’ultimo report “Nothing Else Matter”: avere Beppe davanti può diventare un’esperienza traumatizzante e non per la caduta di ghiaccio… Accetto comunque più che volentieri , il team è completo. Ore 3.30, sveglia presto oggi: sulle cascate è d’obbligo non avere nessuna cordata a precederci. Ritrovo da Fede alle 4.45 puntuale come un orologio Svizzero, macchina carica e alle 5 in punto si parte.

Le previsioni del Fede (che non mi sono premurato di verificare) ci danno 2 ore e 30 per la ridente località Svizzera ma nonostante un paio di errori di navigazione alle 6.40 siamo al parcheggio nel buio più totale (se scalassi come vado in auto…). Neanche la luna ci fa compagnia cosi un po' intorpiditi decidiamo di prepararci con la dovuta calma aspettando l’alba.

La Valle Vaira mostra le prime sinuose forme : il cielo dapprima velato si apre e iniziamo il breve avvicinamento alle cascate. Non è difficile individuarle già dalla comoda mulattiera cosi ci fermiamo e le scrutiamo con attenzione. Atlantide è poco più avanti ma l’attenzione di Gigi va verso una meta diversa, un po' più a sinistra: si tratta del “sentiero di Kayland” che di sentiero proprio non ha nulla.

Bim bum bam oggi scalerò con Gigi (ebbene si prima volta in 10 anni che mi lego con lui…mi mancava!) mentre il Beppe sarà su Atlantide con Fede.

Kayland ci aspetta cosi ci separiamo e non senza qualche apprensione raggiungiamo la base di questa stretta lingua di ghiaccio a tratti verticale ma che di tanto in tanto concede qualche piccolo pulpito dove riposare i polpacci. Due chiacchiere, un sorso di “pozione magica Argentina” ,due bisognini (bravo Gigi a non emulare il Gran Visir) e si parte. Pare che la cascata non sia stata ancora salita quest’anno certamente non di recente, motivo in più per salirla.

Primo tiro subito sostenuto (WI 4) e già ci si accorge che il ghiaccio non è ne abbondante ne dei migliori. Lo scorrere di acqua sotto (e sopra) la cascata ci avvisa che la doccia sarà una certezza. Gigi procede con calma piazzando le picche con dovuta attenzione , io alla base mi sposto di lato lontano dalla traiettoria dei blocchi che spesso in queste condizioni si staccano. Il tempo di salutare un’altra cordata che arditamente si appresta a seguirci e Gigi è in sosta.

Parto io: "hei ragazzi occhio che sono un mezzo muratore…siete sicuri di volerci seguire? Tranquillo non ti preoccupare!". Bon mi sento in pace ora… E’ passato un difficile anno da quando ho affondato l’ultima volta le picche nell’amato ghiaccio e un po' di agitazione naturale mi pervade, ma sono in versione turista "da due" quindi cerco di fare veloce ed evitare che il prezioso compagno si congeli. Le picche "da gara" in prestito sono decisamente comode e man mano che salgo inizio a divertirmi, cercando di agganci, appoggi e ghiaccio buono.

Già il ghiaccio, quella materia dura ma al tempo stesso fragile che molti temono e altri amano: c’è chi preferisce la roccia perché più sicura e stabile e chi invece ama danzare su queste strutture effimere che cambiano il loro volto e la loro pelle in continuazione. La cosa che più mi piace è la colonna sonora: quel rumore quando affondi la picca o i ramponi che ti permette di capire da subito la solidità dell’appiglio oppure che ti fa passare qualche secondo di paura prima del successivo movimento .

Arrivo in sosta rantolando e un po' bagnaticcio ma contento che mani e piedi siano ancora belli caldi. Gigi riparte subito rimontando un breve muretto a 90° di ghiaccio fragile per poi proseguire in un canale appoggiato con ghiaccio questa volta compatto e plastico. La seconda sosta (sempre comoda a spit) precede l’ultimo difficile tiro molto verticale e con un traverso delicato su ghiaccio poco invitante ricco di microstalattiti fragili. Gigi passa delicato, io ormai un po' cotto, uso modi un po' più bruschi ma mi trascino fuori delle difficoltà.

Ora la cascata si fa più dolce e appoggiata ma la via termina qui dunque ci aspettano tre doppie complicate dalla presenza della cordata a tre sotto di noi. Scende Gigi per primo e mentre allestisce un Abalakov per la seconda calata ci giunge voce che uno dei tre che ci segue sotto la pioggia di detriti ha spezzato il caschetto: “tranquillo non ti preoccupare”…mai salire dietro una cordata su ghiaccio, a maggior ragione in un canale cosi stretto! Terza calata diretta agli zaini sempre in posizione defilata dalla verticale: mentre sorseggiamo un po' di acqua ci sfiora una mitragliata di ghiaccio. Ok è ora di smammare e raggiungere gli altri alla macchina dove Fede e Beppe già ci attendono .

Sorrisi, quattro pacche sulle spalle, svestizione e si riparte direzione “mangiamo in Italia che è meglio”. Dopo esserci rifocillati è ora di rientrare. Il viaggio come sempre non è mai noioso in buona compagnia e, tra storie di montagna e non, in un lampo siamo di nuovo a Seregno.

Un grazie ai compagni: bella giornata, bella avventura e bella compagnia!

Alberto Gigi Fede Beppe

28/01/2023
Gigi attacca il primo tiro
Gigi sul terzo tiro
Alberto in uscita dal terzo tiro
La cascata vista dal sentiero