IL TRIANGOLO NO… IL TRIANGOLO SI SI SI…

IL TRIANGOLO NO… IL TRIANGOLO SI SI SI…

L’onda lunga di un inverno anomalo, fa si che report invitanti si susseguano sui blog dedicati agli amanti (ammalati) di montagna, così nel mio giro quotidiano mi imbatto in salite che stimolano la mia fantasia. Tra i tanti report che leggo, però uno in particolare catalizzala mia attenzione. Prima fase: raccolta dati, ovvero, tempi di avvicinamento e di salita, percorso di discesa, logistica, punti di appoggio e tutto quello che può servire perché una salita diventi indimenticabile. Seconda fase: monitorare la meteo per alcuni giorni, interrogando almeno due, anzi tre siti internet e verificare che tutto collimi. Terza fase: che in realtà sarebbe la prima, è la ricerca del compagno, questa volta “non s’ha da fare” cit., reduce dall’esperienza al Pisgana ho già assoldato Mariano, per gli amici, all’anagrafe: Mariani Francesco.

Arriva venerdì, ultima telefonata per i dettagli e domani si parte… Oddio!!! Sabato è il primo aprile!!! Attenzione ai pesci, i burloni non mancano, anzi sono in abbondanza.

Scoccata l’ora “X”, come da programma si parte destinazione Piemonte, Cuneese, Val Varaita, Pontechianale, frazione Castello 1614m.slm; parcheggio comodo all’inizio del sentiero che ci porterà al rifugio Vallanta per una notte alternativa nel locale invernale ad una temperatura di tutto rispetto di circa 5 gradi. Saliamo con passo turistico per una valle che non conosciamo, quindi la curiosità la fa da padrona, sali, scendi, guadi e ponti si susseguono, nessun incontro sui nostri passi, un cielo azzurro, poca neve qua e la sono la nostra cartolina. Fatta una svolta, ci appare come una visione, in tutta la sua bellezza il motivo della nostra trasferta, la goulotte del Triangolo della Caprera. Così nella mia mente parte il ritornello di una famosa canzone dei Negramaro: …vorrei potesse non finire mai... Bella, fotogenica, entusiasmante, gli aggettivi si sprecano, è tutto questo e anche più.

Ore 18.00 siamo al Rifugio Vallanta, ci sono già tre ospiti francesi, che ci accolgono, loro stanno facendo il periplo del Monviso con gli sci; depositiamo gli zaini, ci cambiamo, scegliamo un comodo giaciglio, quindi una cena frugale a base di salme e formaggio, alla fine ci sdraiamo sotto il peso di quattro coperte, sperando di riposare, in vista di una sveglia di quelle cattive. La notte invece sarà un tripudio di vento e frastuono, tanto che la cosa mi mette un po' di preoccupazione, le informazioni meteo a nostra disposizione raccontavano un film diverso, purtroppo qui senza connessione non ci possiamo aggiornare. Suona la sveglia, sistemata la branda consumiamo qualcosa velocemente, quindi passiamo alla vestizione e siamo pronti per uscire. Cazzo, ma cosa è successo?? Dieci centimetri di neve fresca hanno coperto tutto e cancellato ogni traccia di passaggio della giornata precedente, nuvole basse e visibilità pessima. Che fare?? Pesce d’Aprile al diavolo!!! Non abbiamo alternative, da qui dobbiamo muoverci puntiamo alla nostra via, incrociamo le dita, ognuno preghi il proprio Dio.

Scendiamo lentamente con un occhio teso alla Caprera, piano piano giungiamo al guado, che ci porterà verso la salita del versante detritico che precede la conoide nevosa, con l’altro occhio cerchiamo di scorgere in lontananza se altri avventori si stanno avvicinando. Con piacere e un poco sorpresi vediamo almeno sei persone camminare allineate sul sentiero in fondo alla valle, questo ci rincuora del fatto che non abbiamo sbagliato a consultare la meteo, altrimenti tutta questa gente non si sarebbe ingaggiata. Sfruttando il fatto di essere arrivati primi, ci prepariamo e partiamo per i nostri cinque tiri di piacere in questa goulotte veramente eccezionale. Arrivati all’ultima sosta, frastornati dal vento e da un fastidiosissimo spindryft, ci consultiamo se sia il caso di andare fino alla punta, per scendere lungo la parete, oppure fermarsi qui e buttare giù le doppie, sono attimi di silenzio lunghi come intere giornate passate a sognare, poi di comune accordo decidiamo che le doppie sono la cosa migliore.

Scendiamo lungo una processione ininterrotta di ghiacciatori, cercando di non arrecarci intoppi a vicenda, fino a giungere al deposito zaini, dove un nuovo cambio assetto ci aspetta per cominciare la lunga marcia del rientro. Alla fine la goulotte sarà salita da ben sei cordate, di cui una a tre, nessuno è andato oltre, le condizioni erano veramente proibitive.

Bene, passiamo in otto ore da un clima patagonico ai ventidue gradi della pianura piemontese, avevo pianificato tutto affinché ne uscisse una salita dieci e lode, ma il bello dell’alpinismo sta proprio in quella percentuale di imprevisto, che da sale ed emozione a quello che fai, sapendo che tu ci metti tutto il tuo sapere ma sulla montagna non puoi comandare, devi ubbidire, risultato una salita da nove più.

Prossimo weekend?? Buona Pasqua a tutti, Beppe.

 

02/04/2023
Triangolo della Caprera
Goulotte della Caprera
Il buongiorno si vede dal mattino
Very Scottish
Beppe e Mariano 1 - 1  Montagna