TESTA DI GHIACCIO

TESTA DI GHIACCIO
Località: 
Ogni luogo freddo
Difficoltà: 
Nessuna, solo passione

C’è qualcosa di catartico nello scalare cascate di ghiaccio.

Sarà il fatto che saliamo su qualcosa che tra pochi mesi, alle volte settimane, se non giorni (!) non ci sarà più? Che avrà mutato il suo stato fisico da solido a liquido? Che avrà dunque iniziato a scorrere? A cambiare?

Può darsi.

Spiegare quello che si prova mentre sei appeso, con quattro artigli di metallo su un muro verticale di ghiaccio è già difficile farlo con il tuo compagno di cordata. Impossibile con chi non ha mai praticato questa disciplina.

La gente mi dice che ho gli occhi che mi brillano quando ne parlo.

Devo essere sincero però. Non so ancora esattamente perché sia così folgorante per me andare a caccia di cascate. Quello che so con certezza, è che trovo la pratica del ghiacciatore simile a quella del placchista. Gli esperti alpinisti che leggeranno questo report staranno alzando gli occhi al cielo per un commento del genere. Però io che ci posso fare se provo le stesse emozioni su dei terreni così diversi?

Si dice che per scalare su ghiaccio, serve “la pompa”, e questo è sicuramente vero, un po’ di bicipiti aiutano. Ma è proprio l’opposto a cui bisogna mirare. Andar su con i piedi, senza fare troppa fatica, rilassati insomma…

Capite dove voglio arrivare?

I movimenti su ghiaccio sto imparando essere sempre quelli: picca uno, picca due, piede uno, piede due, traaac ci si tira su, e poi ancora, picca uno, picca due, ecc ecc. L’arsenale di colpi è molto meno vario che in arrampicata su roccia se vogliamo dirla tutta.

Tuttavia, ogni colpo sembra leggermente diverso dal precedente (e lo è davvero!) e sta a te cercare di aggiustare il tiro per continuare a minimizzare lo sforzo, a NON usare quei benedetti bicipiti.

Serve pazienza e sangue freddo. Ecco cosa serve davvero. Senza testa non vai da nessuna parte. O se ci vai comunque non è che proprio ti diverti (so che su questo punto concorderanno in molti). Controllare la mente per far andare bene braccia e gambe. Dai se non è questo il mestiere del placchista, non so in che altri modi lo si possa descrivere.

Con Beppe quest’anno abbiamo avuto una stagione ricca, non c’è che dire. Complice una stagione invernale che con poche precipitazioni e temperature medio-basse ha tenuto in vita il ghiaccio più a lungo del solito, nonché l’aver avuto voglia di alzarsi presto e macinare un po’ di km in giornata.

Siamo partiti su gradi umili e ci siamo spinti al nostro limite, forse sforando anche di qualcosina. Insomma, farla fuori dal vaso ma non troppo ecco. Ogni tanto ci vuole!

Estasi totale sul “Salto del Nido” in Val Febbraro (foto 1) e grande soddisfazione per aver portato a casa la “Centrale” in Albigna per la linea più diretta che si poteva affrontare (foto 2).

Picche appese al muro e direi che per quest’anno è tutto.

Marco Piazzoni

03/03/2025
Salto del Nido - Val Febbraro (foto 1)
Centrale - Albigna (foto 2)