Un nut, 2 moschettoni ed un cordino: in Memoriam

il Gruppo montuoso del Masino-Bragaglia dal Pizzo Badile al Mont Disgrazia
Regione: 
Lombardia
Gruppo montuoso: 
Masino - Bregaglia
Località: 
Rifugio Omio, Bagni di Masino, SO

Che dire?

Ultima uscita del corso, è il momento dei risultati.

Cominciamo con quelli di questi due giorni in Valle dell’Oro:

  • Scottature;
  • Mano scarnificata per recuperare un friend in una fessura;
  • Via sbagliata;
  • Nut, cordino e moschettoni abbandonati;
  • Vento gelido in parete;
  • Vino “bastonato” (cit. Ciccio);
  • Martellate nel ghiaccio (letteralmente) per aprirsi una via;
  • Il cane del rifugio rifiuta il cibo che gli offri.

Quindi, traendo le somme, due giorni fantastici.

E tutto grazie a tre cose: ambiente, compagnia ed esperienze.

Sull’ambiente c’è poco da dire: giornata e luoghi spettacolari, essere in mezzo ad il Badile ed il Cengalo, al Disgrace (cit. Simone M.) ed al Ligoncio è indescrivibile.

Dopo un corso intero la compagnia la apprezzi ancora di più: il Milesi che letteralmente corre al rifugio, Jacopo che ci allieta salendo all’Omio con la sua parlantina, la Carla che propone alle altre ragazze una seduta di Yoga sotto il sole della Alpi e tutti gli uomini a scannerizzarle con una birra in mano, Terence che in cima alla Sfinge si lascia andare all’euforia (ma chi di noi non l’ha fatto?), la grande occasione di fare un corso di alpinismo nientemeno che con Renato Casarotto… e poi, e poi… non posso citare tutti, ma posso dire che condividere assieme questo corso è stato qualcosa che mi rimarrà, qualcosa che innanzitutto mi rende fiero. Ma basta coi mielismi: la cosa migliore è che da veri appassionati di montagna (di quelli con una Passione con la P maiuscola) ognuno di noi è a suo modo un po’ uno “scappato di casa”. Che c’è di meglio?

Ed infine le esperienze: troppe e troppo complesse per descriverle in qualche riga, quindi mi limito a due parole sulla salita di domenica.

Il titolo di martire della giornata va al Gigi: durante la colazione si è fatto una corsa per recuperare le scarpette dimenticate nel pratone sopra il rifugio; poi gli è toccato tirare martellate al ghiaccio per creare a me, Ciccio e Roberto un percorso per attaccare la via Serena. Via che, dopo aver lanciato (!) gli scarponi alla base della lingua di ghiaccio (“ma tanto scendiamo in doppia dopo e non servono”), abbandoniamo perché il primo tiro mette alla dura prova Gigi: ci credo, sarà un VI ed è forse di un’altra via! Due moschettoni ed una fettuccia abbandonati.

Discesa sul ghiaccio in scarpette e cambiamo via: finalmente attacchiamo! E nonostante il vento gelido, saliamo spediti. Anzi, quasi troppo: i 4 tiri ce li siamo bevuti, ed in cima ci siamo rimasti proprio poco. Vi posso garantire che la voglia di arrampicare c’era ancora ed era tanta. Nessun amaro in bocca però.

Per come la vedo è stato questo il mio corso di alpinismo: esplorare nuove montagne, condividere delle esperienze (positive e negative) con altre persone, e far crescere quella passione che già ognuno di noi ha e vuole che lo continui ad accompagnare.

La passione per cui vedendo in lontananza o leggendo la storia di quella montagna, proprio di quella lì, ti vien da dire “vorrei che il mio cammino mi portasse là”. E nel tempo cercare di far sì che il tuo cammino effettivamente ci vada, magari proprio assieme a quelle persone.

Quella montagna adesso la vedo meglio. E direi che il risultato del corso sia chiaro

Matteo G.

16/07/2017
manovre di corda svolte sabato: Paranco
Il Sosia di Casarotto (nella foto non rende)
stretching e yoga al rifugio
avvicinamento alla Sfinge
Paola e la Punta Milano, altra destinazione della giornata
la Parete Est della Sfinge
Gigi impegnato nel primo (forse) tiro della via Serena
Carla in sosta sulla via Fiorelli
Ciccio  sull'uscita dello spigolo Est
foto di vetta per Manuel, Carla, Jacopo e Fabio